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Un libro che ricerca e sfiora la profezia come suo stato ultimo e asintotico, cercando di far mediare il verso tra un mondo e un io che vuole uscire da se stesso e convivere con gli «enti» (per citare Heiddeger), nella ricerca intensa di epifanie che gli mostrino il prodigio nascosto dentro le cose.
È un viaggio di piccole metamorfosi che si svolgono in un tempo arcano e archetipico, difficile da ricostruire e interpretare.
Il linguaggio conosce molte zone oscure e nel suo orfismo, nell’utilizzo delle preposizioni e degli articoli, arriva a risultati simbolico-ermetici, trascesi però nel totale disinteresse per un troppo facile intimismo e nell’attenzione tutta rivolta a conoscere ciò che, fin da tempi «albali», si nasconde dietro le nostre vite.
Pagine 96.
tu dialoga con lo stupore
che non conserva tracce,
con la stella che dissigilla
un senso che non dura,
con l’assenza che si desta
in palpiti migranti fatti verbo
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